Il momento del pasto, un’occasione per sperimentare la socialità e l’arte comunicativa del cane.

Il momento del pasto, un’occasione per sperimentare la socialità e l’arte comunicativa del cane.

A cura del Dott. Enio Marelli, Medico Veterinario Omeopata Iscritto nelle liste FNOVI come esperto in nutrizione del cane del gatto. Master di II livello in medicina comportamentale del cane e del gatto.

Alimentare un cane nel modo adeguato – così come dimostrargli affetto, giocare con lui e comprendere il suo linguaggio – rappresenta un’occasione straordinaria per oltrepassare il limite della “visione umana”, così centrale e troppo spesso penalizzante nella relazione uomo animale. Oltre quel confine c’è l’altro, che per di più appartiene a un’altra specie e ha caratteristiche uniche e diverse dalle nostre. Attraversare quello spazio invisibile con umiltà, adattare il nostro sguardo a quello del nostro amico a quattro zampe, significa concedersi di entrare nello spazio autentico della Natura selvaggia: è una esperienza magica e impareggiabile. È in quella sfera che le parole e le certezze umane lasciano il posto a sguardi e segnali antichi, dove il rito della spartizione della preda – anche se non vi è stato il momento della caccia – ci proietta in un ambito, quello animale, dove le parole e i concetti complicati non servono e il legame si rafforza nella condivisione.

La cosa straordinaria è che tutto questo può accadere anche in un qualunque appartamento al decimo piano di un palazzo di una grande metropoli.

Alimentare un cane in modo più consono alla sua natura di carnivoro, non richiede una casa con giardino e un’esistenza bucolica, può essere fatto da chiunque voglia donare al proprio amico peloso un momento di grande felicità e soprattutto abbia l’intenzione di costruire per lui una vecchiaia serena.

Sia che si decida di andare nella direzione di una dieta casalinga che prevede la cottura dei vari ingredienti, sia che si voglia mettere a disposizione un pasto a base di carne cruda, cimentandosi quindi con la cosiddetta dieta Barf.

Oltrepassare la nostra centralità, andare oltre ciò che abbiamo immaginato, provare a prescindere dal bisogno di colmare i nostri vuoti, diventerà relazione con l’animale, con l’altro diverso da noi, che abbiamo scelto come compagno di vita. Significa cimentarsi con l’esperienza dell’etologia ogni giorno di fronte alle ciotole piene di succulenti bocconi di cibo vivo, mentre il cane ci guarda con occhi eccitati e finalmente felici. Conoscere una specie animale significa anche occuparsi di ciò che mangia e delle sue reali esigenze, dedicando al pasto uno spazio sacro in cui condividere un momento emozionante.

Durante il pasto si rafforza il legame che evoca la dimensione del branco, di cui noi siamo – con loro – una componente determinante. Mettere a disposizione un pasto naturale diventerà così, nutrimento in senso più allargato perchè coerente alle esigenze etologiche di chi lo riceverà. Questo è uno dei motivi per cui sono fortemente dubbioso in merito alla scelta di orientare in direzione vegan la ciotola di un cane o di un gatto. Una volta appreso questo linguaggio potremo usarlo nelle sue diverse declinazioni, al parco – o, meglio ancora quando è possibile, nel bosco – mentre giochiamo in casa, a passeggio in città o al ristorante.

Preparando il pasto ai nostri amici carnivori assistiamo a una serie di “teatralizzazioni” dei comportamenti che in natura sono legati alla caccia: mugolii, corsette, sguardi felici e code scodinzolanti, che ci rendono protagonisti di un momento molto speciale. Tutto ciò assomiglia a quanto accadeva 20.000 anni fa e a quello che avviene ancora oggi in un branco di lupi. Nulla è cambiato per gli animali: solo la superbia confonde il nostro sguardo. La Natura là fuori ci attende, intatta e indifferente a tutto ciò che chiamiamo progresso e che, il più delle volte, disattende le sue leggi. A dispetto di quanto i luoghi comuni e certe scuole di pensiero tendenziose sostengono, alimentare i cani in modo naturale non altera la loro aggressività.

L’eccitazione che deriva dall’odore del sangue e dal cibarsi di prede riconoscibili come tali e non surrogate in forma di crocchette, spalanca le porte alla gratificazione: ognuno di noi sa bene – anche le favole per i bambini lo raccontano – che se il lupo, ha la pancia piena diventa innocuo, come un agnellino e questo vale per qualunque carnivoro.

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